Superbonus 110%, tre vie per il recupero: dichiarazione dei redditi, cessione del credito o sconto in fattura. I potenziali beneficiari dell’agevolazione, primi tra tutti condomìni e persone fisiche fuori dall’attività d’impresa, che effettuano gli interventi di riqualificazione energetica o miglioramento antisismico potranno infatti verificare quale sia la scelta più conveniente e in certi casi obbligata dalla propria situazione fiscale. Il credito è del 110% su una spesa massima di 96 mila euro, ma le differenze dei tre percorsi previsti è un aspetto da valutare con grande attenzione. Vediamo come funziona lo sconto in fattura del superbonus 110%. Ricordiamo che gli interventi dovranno essere effettuati entro il 30 giugno 2022 ed in alcuni casi fino al 31 dicembre dello stesso anno.
Chi si accinge ad affrontare una spesa ammessa al superbonus 110% ed intende optare per il contributo sotto forma di sconto in fattura, deve mettere in conto che il credito spetterà per un importo massimo pari al corrispettivo dovuto all’impresa. Quindi, non sarà più del 110% ma del 100%. Sarà infatti l’impresa cessionaria che avrà diritto al credito del 110% sull’importo dello sconto riconosciuto.
Per lo sconto in fattura, è necessario che il contribuente richieda il visto di conformità attestante la sussistenza dei presupposti che danno diritto al credito e l’invio di una comunicazione all’Agenzia delle Entrate. Il visto di conformità può essere rilasciato da un professionista o da altri soggetti abilitati dall’Agenzia delle Entrate (es. consulente del lavoro, commercialista) che attesti la sussistenza dei presupposti documentali che danno diritto al credito. La comunicazione all’Agenzia delle Entrate dovrà essere effettuata in via telematica utilizzando il modello presente sul sito dell’Agenzia.
L’impresa che riconosce lo sconto in fattura pari al corrispettivo dovuto dal cliente, maturerà un credito d’imposta d’importo pari alla detrazione spettante e quindi il 110%. L’impresa utilizza lo sconto con le stesse modalità del cliente, quindi con le stesse rate annuali, direttamente o cedendolo ad altri soggetti, compresi gli istituti di credito e gli altri intermediari finanziari. L’utilizzo diretto del credito d’imposta potrà avvenire anche mediante compensazione in F24, ad esempio per pagare i contributi previdenziali dei propri dipendenti. Le quote non utilizzate nell’anno non potranno essere riportate all’anno successivo ne essere chieste a rimborso.
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